Emerson Fittipaldi strozzato dai debiti. E’ terribile la notizia che circola già da qualche settimana e che coinvolge uno dei grandi protagonisti degli anni 1970 e 1980, pilota e costruttore, 2 volte iridato e una volta vincitore della 500 Miglia di Indianapolis: inseguito dai creditori il fuoriclasse brasiliano dovuto fare fronte a parecchie procedure esecutive che lo hanno mandato sul lastrico, obbligandolo persino a vendere (anzi, a farsi pignorare) proprio quella Penske con la quale aveva conquistato la gara più veloce del mondo del 1989, oltre a diverse auto e trofei provenienti das suo museo personale.
Il dolore dei soldi. Ecco come una favola, quella che era nata e cresciuta in Brasile dopo la conquista dei suoi due titoli iridati, che ha dato lavoro a migliaia di persone, di colpo diventa una tragedia non solo economica, ma anche e soprattutto personale. Questo a dimostrazione del fatto che, forse, i piloti di Formula 1, una volta che dismettono la tuta da campioni affermati, si inseriscono in un gioco forse più grande di loro. Storie bellissime, nobili, che testimoniano la voglia di rimettersi in gioco e di condividere quello che è stato conquistato nel corso degli anni. Così come ha tentato di fare Ayrton Senna, legatissimo alla terra di origine e con la ferma intenzione di dare un aiuto concreto alle popolazioni delle favelas di San Paolo. Così come ha fatto anche Niki Lauda, che ha fatto volare per anni gli aerei che portavano il suo nome. Ma l’economia, purtroppo, è retta da leggi che non guardano in faccia nessuno, quelle dei freddi numeri e dei soldi. Non dipende da quanti ne hai, ma da quanti ne fai girare.
I risultati finiscono per essere terrificanti e assistere un grande campione come Fittipaldi che piange per la drammatica situazione che sta attraversando non solo stringe il cuore, ma farebbe auspicare che il mondo della Formula 1 si mobiliti per aiutarlo in qualche modo (anche con un gesto simbolico come l’acquisto delle vetture pignorate per permettergli di ricostruire il suo museo e dando dei soldi ai suoi creditori), quantomeno per il coinvolgimento che “o rato” ha avuto anche in annui recenti, essendo stato impiegato come Commissario aggiunto nel corso dei Gran Premi.