Monza, il Tempio della velocità. Lo storico circuito brianzolo, da sempre legato alla Formula 1, rischia negli ultimi mesi e ancor di più in questi giorni di perdere il suo Gran Premio. Lotte di uomini e di poteri, di interessi particolari ciechi di fronte all’interesse generale, per uno sport sempre più legato all’aspetto economico e meno a quello sportivo e umano, e ancor di meno alla tradizione e al fascino della storia.
di Giulio Scaccia
Monza. Tutti, amanti del motorsport e non, hanno sentito almeno una volta questo nome, non soltanto legato alla Corona Ferrea della Regina Teodolinda, al Duomo o al Parco. Sicuramente lo hanno sentito associato all’autodromo, al Gran premio e alla Formula 1.
Il circuito è stato costruito nel 1922 all’interno del Parco di Monza, un luogo di una bellezza particolare, un polmone verde, uno dei più grandi parchi europei. E’ questa la caratteristica vera e particolare dell’autodromo, che si sviluppa all’interno di una fitta vegetazione. Il parco costituisce un complesso di particolare valore paesaggistico, storico e architettonico, incluso nel più ampio parco regionale della Valle del Lambro con al suo interno anche la Villa Reale. Insomma uno spettacolo nello spettacolo della F1. E la cosa più bella e unica nel suo genere è la fettuccia di asfalto è integrata quasi in maniera magica all’interno della vegetazione.
Negli ultimi decenni, proprio questa sua caratteristica ha scatenato ciechi ambientalisti, che non hanno mai compreso una equazione fondamentale: non è il parco che garantisce il circuito, ma è il contrario. E’ il circuito che garantisce il parco nella sua interezza e nel suo essere unico.
Un appassionato di Formula 1, almeno una volta nella vita, deve andare sul circuito brianzolo, per assaporarne il fascino, forse per nulla discreto ma unico nel suo genere, per portarsi poi nella testa e nel cuore ricordi ed emozioni indelebili.
Se vi capita di poter godere del Gran Premio dal venerdì, giorno in cui è possibile accedere a tutte le zone aperte al pubblico, vale la pena intraprendere un bel percorso tra storia, natura e rombo dei motori. Dall’entrata di Vedano, zona Parabolica per intendersi, è possibile iniziare una lunga camminata per il circuito. E li potete incrociare il vecchio anello dell’alta velocità, abbandonato dalla F1 dopo il tragico Gran Premio del 1961 dove perse la vita Wolfang Von Trips insieme a 14 spettatori. Oggi è un pezzo di archeologia motoristica, denso di fascino, con scritte inneggianti a Mansell o a Herbert. Continuando nella passeggiata, accanto ad uno stand di una nota marca di sigarette, è possibile vedere al Serraglio qualche capretta all’interno di un recinto che bruca tranquillamente l’erba, mentre sfrecciano a poche decine di metri i bolidi. Se il paesaggio è troppo rurale niente paura. La pista è lì vicino, molto vicino. E se proprio non ne potete più basta un sottopasso per portarvi nel Paddock o all’entrata principale per acquistare cappellini e magliette. Se invece volete continuare potete arrivare all’interno della doppia di Lesmo, dove Hamilton o Raikkonen vi sfrecciano a un paio di metri di distanza. Questo è solo uno dei possibili percorsi, perché basta poco per perdersi tra siepi, alberi e pista.