Sta per abbattersi un vero e proprio terremoto sull’Autodromo di Monza, la cui trattativa, che sembrava chiusa e poi riaperta sotto la paziente cura del Presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, potrebbe avere, anzi avrà, dei risvolti drammatici per i vertici dell’automobilismo brianzolo. Infatti, nel momento in cui Bernie Ecclestone e il Vicepresidente FIA si sono incontrati per evitare il peggio, ossia la perdita della gara più antica del Mondiale, il Supremo ha voluto dettare delle regole severissime per proseguire la trattativa, tra cui l’azzeramento dei vertici della SIAS.
Non è solo una questione di soldi, quindi, quella che divide l’Autodromo brianzolo dai desiderata di Bernie Ecclestone, ma anche una questione tutta di politica sportiva. I vertici della SIAS, infatti, sono stati etichettati come i responsabili della rottura delle trattative con la FOM, in particolare per due episodi: il primo è l’allontanamento dell’avvocato Federico Bendinelli dall’incarico di consulente esterno della Sias stessa, personaggio con un ruolo chiave nella trattativa e molto legato a Bernie Ecclestone, tanto da riuscire a salvare, anche grazie all’apporto di Sticchi Damiani, il dialogo. Il secondo è quello maggiormente scottante: la proposta di modifica della Curva Grande, richiesta a gran voce dalla Dorna ma sgraditissima a Mister E – che non vuole alcuna incursione da ambienti motociclistici -, che ha mandato in campo nientemeno che Hermann Tilke; l’architetto austriaco ha posto il proprio veto ed è riuscito a far ritirare ai vertici dell’Autodromo la gara.
Quest’ultima idea, in particolare, è stata caldeggiata dal direttore dell’Autodromo di Monza Francesco Ferri e la cosa ha suscitato, come detto, la reazione negativa di Bernie Ecclestone, il quale non ha gradito il comportamento suo e di Andrea Dell’Orto, al vertice della Sias, a seguito anche delle coperture politiche al salvataggio (come l’emendamento alla Legge di Stabilità sullo stanziamento delle risorse derivanti al PRA). Infatti, questi due episodi che si sono verificati dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, mandando così in fumo gli sforzi di Matteo Renzi e Roberto Maroni (con quest’ultimo che però voleva partecipare direttamente alla trattativa, facendo innervosire il Supremo).