F1Sport.it si presenta con un’altra novità: le anteprime storiche saranno sostituite dal racconto delle gare più belle del passato e coinvolgeranno tutta la redazione storica. Racconti che andranno in onda al termine delle gare e non prima come accadeva in passato. Il primo racconto parte dall’Australia e va a scavare nell’ultima edizione corsa sul circuito di Adelaide, quella del 1995.
Adelaide e l’inizio di una nuova era – Un’edizione che segna uno spartiacque, a suo modo. Entreranno infatti in vigore nuove regole a partire dalla stagione successiva: via le qualifiche del venerdì, via i numeri propri dei team (che si scambiavano la numerazione a ogni stagione), via i V12, anche se non per regola ma per scelta della Ferrari, via, i musi a formichiere (anche qui per scelta tecnica), via il semaforo verde e la bandiera verde e arrivano nuovi particolari che vengono introdotti anche e soprattutto a partire da questa gara. Già, perché questo “ultimo giorno di scuola” si apre con una tragedia, quella di Mika Hakkinen, che va a sbattere nel corso delle qualifiche del venerdì alla Brewery Band, picchia sulle barriere e scuote violentemente il capo da destra a sinistra e da sinistra a destra, finendo in coma. Ma siccome i medici si dichiarano ottimisti, la gara prosegue, anche se il pensiero di tutti va alla moglie Erja, che si porta al capezzale del marito al Royal Adelaide Hospital. Ma già da quella sera, Hakkinen inizia a riprendere progressivamente conoscenza e fa tirare un enorme sospiro di sollievo ai sanitari e a tutto l’ambiente. Il circuito viene ispezionato dai piloti (Schumacher, Hill e Berger) e dal direttore di gara, ma si prosegue, come se nulla (o quasi) fosse successo. Da questa gara, quindi, si decide di adottare delle protezioni laterali alla testa del pilota per aumentare la sicurezza.
Ferrari, addio V12 – La Ferrari sarà a un capolinea, visto che dal 1996 cambierà tutto. Via i numeri 27 e 28, via il V12, via Alesi e Berger e spazio alla nuova era targata V10 (forgiata da Paolo Martinelli), Michael Schumacher ed Eddie Irvine, via il muso a formichiere e spazio al Pellicano (che prenderà vita nella seconda parte della stagione). Un taglio netto con il passato per fare spazio a quella che sarà l’era di successi più fulgida e lunga della storia della Formula 1. Anche se tutto nascerà proprio al V12, visto che le due new entries strapperanno dei tempi impressionanti a Fiorano e all’Estoril. Ma da quel momento, il motore che ha rappresentato l’essenza stessa della Ferrari apparterrà a un ricordo ormai lontano, visto che la scelta sarà irreversibile. C’è spazio dunque per questa ultima passerella, che Alesi e Berger cercheranno di onorare al meglio.
Le qualifiche vedono le due Williams davanti a tutti, con Hill che si piazza in pole davanti a Coulthard, Schumacher e le sue Ferrari di Berger e, più staccato, Alesi. La gara è facile prevedere che sarà un monologo delle due Williams, e infatti così sarà. Ma la sorpresa arriva al via, quando David Coulthard beffa il compagno di squadra e va a prendersi la testa della corsa. Così, quella che sembra una (amara) passerella finale per Hill si trasforma inn un altro rospo da ingoiare, per di più da parte del giovane compagno di squadra. Dietro i due, si portano le due Ferrari di Alesi e Berger, che si sbarazzano di Schumacher, ormai appagato dal doppio titolo conquistato. Ma la rincorsa di Coulthard al successo sui infrange sul muretto di ingresso della corsia box, dove lo scozzese commette il più banale e clamoroso degli errori, andandoci a sbattere nella curva che immette nella pit-lane. Sta per rimetterci le penne anche Herbert, ma riesce a evitare il peggio. Quella che si apre per Hill è una passerella, anche perché uno dopo l’altro i protagonisti della gara si ritirano tutti. Iniziano Schumacher e Alesi, con il francese in lizza per il secondo posto, che si scontrano nelle fasi immediatamente successive all’uscita dai box, poi si rompe il motore di Berger e quindi Frentzen è a sua volta costretto a dare forfait per la rottura del cambio. Una vera ecatombe che non risparmia nemmeno Herbert, che rompe il motore, e Irvine, che si ritira per un problema di gomme. Hill prosegue indisturbato, tant’è che il suo distacco sul secondo classificato Panis è impressionante: ben 2 giri! E al terzo posto arriva la Footwork di Gianni Morbidelli, che firma un risultato storico. C’è anche spazio per l’addio della Pacific, che dopo due stagioni saluta il gruppo.
L’Italia che si fa valere: Nel mucchio mattutino di blande soddisfazioni rosse, arrivano però tre risultati storici marchiati tricolore. Gianni Morbidelli, pilota il cui talento era superiore alle risorse economiche della Footwork\Arrows, coglie uno stratosferico terzo posto. Un risultato al di la di ogni più rosea aspettativa per un team che stava vivendo nel 1995 il primo anno di un biennio che si sarebbe dimostrato fondamentale per il futuro della casa dalle frecce inglesi. Ok, in un Gp dove si ritira pure il paninaro nel parcheggio, può sembrare cosa da poco, ma quei quattro punti furono una manna dal cielo. Una boccata d’ossigeno, un’iniezione di linfa vitale per un team che stava sempre più viaggiando verso il poco invidiabile primato di scuderia con più Gp senza manco una vittoria nella storia della F1. Quasi contemporaneamente, ma con un giro in più di distacco, si combatteva una guerra tra poveri. Pedro Lamy, su Minardi, occupava un prezioso sesto posto. Un punto, che all’epoca valeva davvero tanto non come oggi dove con quel punto ci puoi coprire una casella nella raccolta punti Standa. Un punto che mancava dal Gp di Francia dell’anno prima (furono addirittura due), che avrebbe dato alla Minardi la possibilità di sedersi al tavolo dei 10 grandi big che si sarebbero spartiti i profitti del carrozzone chiamato F1. E dietro a questa Minardi, la Forti del bandolero di milanesi allegre Pedro Paulo Diniz che sogna, anche lui, il punto della gloria. Con un giro di distacco, l’unica speranza per la casa alessandrina era quella di vedere altro fumo di motore arrosto sollevarsi verso il cielo di Adelaide ma, purtroppo, non fu così. Lamy porta a casa quel punto vitale per la scuderia di Faenza, un punto che aprirà un digiuno di ben quattro anni, mentre la Forti si accontenta di centrare quello che resterà il miglior risultato nella sua storia. A un solo punto dall’olimpo dei grandi.
Adelaide salutò così per sempre la Formula 1. Un tracciato che è stato tela per dipingere alcuni dei finali mondiali più thrilling nella storia della F1. Dal 1996, si corse a Melbourne che aprì il nuovo mondiale. Tecnicamente, si corsero due prove mondiali consecutive nello stesso paese a meno di un anno di distanza l’una dall’altra. Anche quello è un primato tutto marchiato “Aussie”. E a salutare questo doppio evento ci sarà lui, lo sbandieratore folle, al secolo Glen Dix, che saluterà da vincitore Damon Hill nell’ultima cavalcata di Adelaide e nella prima a Melbourne. Ma questa è un’altra storia.
Luca Sarpero e Cristian Buttazzoni