7 dicembre 2015 – Ricordate la recentissima polemica scoppiata tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg in Brasile, al termine della gara per le strategie della Mercedes, pianificate già prima del via e che hanno scatenato le ire dell’inglese per non averlo lasciato libero di decidere una sua strategia? Ecco, se le logiche di campionato, ossia di portare Rosberg al secondo posto della classifica, non avessero prevalso, l’inglese qualche ragione per lamentarsi ce l’avrebbe avuta, anche perché quando c’è stato in palio qualcosa di importante, come un titolo mondiale tra compagni di squadra, i team lasciavano ampia libertà ai loro piloti (il 2014 ne è stato un chiaro esempio) oppure facevano una cosa diversa: concordavano le strategie. Conferma ne è stata l’apertura della stagione 1998, con il celebre accordo preso prima del via tra Ron Dennis, Mika Hakkinen e David Coulthard.
Tutto questo paragrafo introduttivo parte da un antefatto: la McLaren parte in quella stagione come la monoposto da battere, affidata al genio del tecnigrafo Adrian Newey, strappato alla Williams, che sfrutta magnificamente le novità regolamentari del 1998 come le carreggiate strette e le gomme scanalate e disegna una monoposto estrema ed efficace, le cu tracce si vedono già nel 1997. Come prevedibile, nei test invernali la nuova McLaren vola diventando irraggiungibile per tutti gli altri e nelle qualifiche della prima gara Hakkinen supera Coulthard di 43 millesimi, ma il primo degli altri è lontanissimo, a 757 millesimi e si tratta di Michael Schumacher con la Ferrari.
Ron Dennis la domenica mattina fa valere tutta la sua pluriennale esperienza quando ha dovuto affrontare duelli scottanti come quello tra Prost e Senna, finito bene per Dennis solo grazie ai risultati che il brasiliano conseguirà negli anni successivi, e chiama entrambi i piloti davanti a sé e fissa la regola: chi gira davanti alla prima curva è il leader, l’altro lo lascia vincere. Regola che, data la netta superiorità della McLaren a inizio stagione, i due piloti osservano alla lettera, visto che accettano di buon grado una sfida leale che si trasforma in una collaborazione. E infatti, come prevedibile, le due McLaren scattano come molle dalla prima fila, bruciando gli avversari. Ma chi imboccherà per primo la chicane destra-sinistra dopo il rettilineo? L’adrenalina tra i due è alle stelle, sanno che dopo lo spegnimento dei semafori rossi in pochi metri si giocano tutto e partono a razzo. Hakkinen tenta di stringere Coulthard verso destra per poi scartare di nuovo verso sinistra, manovra che da regolamento non sarebbe consentita. Ma in guerra vale tutto, perché questa è una maratona che si corre in 100 metri, una Blitzkrieg dove o vinci o sei morto. E a vincere è il finlandese, che sebbene venga insidiato alla prima staccata si presenta alla chicane in testa e si invola verso la prima parte di gara. Coulthard lo insegue e i due viaggiano indisturbati, in buon ordine.
Ma battaglia, si sa, non lascia tranquillo nessuno all’interno della McLaren, nemmeno i due piloti, perché una delle caratteristiche di ogni guerra che si rispetti è la confusione, quella che genera imprevisti sempre pronti a scompaginare tutto, a far perdere l’aplomb anche al più flemmatico degli inglesi, notoriamente muniti di un enorme self-control. E se lo fa sugli inglesi, figuriamoci sui finlandesi, uomini di ghiaccio che in certe discipline sportive non hanno rivali, a meno che non si presenti un evento accidentale; chiedere a Cesare Fiorio per conferma (ci si riferisce alla scomparsa del maestro di Hakkinen, Henri Toivonen). Ed è proprio quello che accade al giro 36 di quella gara che sembrava tranquilla, quando Hakkinen transita nella corsia box pensando di dovercisi fermare, ma in realtà aveva sentito male e così esce a mani vuote e lascia la strada libera a Coulthard, che passa al comando. Una situazione che Ron Dennis rivelerà diversi anni dopo essere stata causata da un’interferenza, parte di quella che si potrebbe definire una spia, tanto per rimanere in ambito bellico. Coulthard, così, sembra poter volare agilmente verso il traguardo, ma a due giri dalla fine, ecco la sorpresa che nessuno si aspetta: lo scozzese, sul rettilineo d’arrivo, rallenta e fa passare Hakkinen, con il finnico che lo ringrazia si invola verso la vittoria. Sul podio, Coulthard viene indicato da Hakkinen come il vero vincitore della gara, ma l’arrivo getta alcune ombre tra gli addetti ai lavori.
Uno scandalo per la FIA, che decide di intervenire, indagando sull’episodio, ma non ne ricaverà nulla se non un accordo tra Dennis e i suoi piloti. Ma per la Federazione, qualsiasi futuro atto che possa in qualche modo stravolgere la regolarità delle corse sarebbe stato severamente punito.
Quattro anni più tardi, toccherà alla Ferrari essere multata per un ordine di scuderia impartito a Barrichello, ma la situazione è decisamente diversa rispetto a questa, lì si era trattato di un vero e proprio ordine di scuderia. Ma dopo che questa tematica è stata discussa, abolita,, ripescata, polemizzata e alla fine legittimata, se in questa Formula 1 arida di personaggi i team principal tornassero a parlare con i propri piloti per concordare la strategia (che non vuol dire imporla, anche perchè il rischio di plateali “No!” come quelli recenti di Hamilton e Max Verstappen è sempre dietro l’angolo) e i compagni di squadra parlassero tra di loro, a seconda della situazione nella quale ci si trova, la Formula 1 certamente ne guadagnerebbe in sportività e ci sarebbero molte meno polemiche.