Abbiamo intervistato Carlo Ametrano, autore del libro “Ayrton… per sempre nel cuore”.
29 dicembre 2015 – Carlo Ametrano è un appassionato di F1 e dell’indimenticabile campione brasiliano. Cresciuto sin da piccolo nel mito del paulista, Carlo (nato a Castellammare di Stabia in provincia di Napoli) ha pubblicato nello scorso novembre un libro nel quale risaltano non solo le gesta ma anche le emozioni che lo hanno legato in maniera viscerale al mito del tre-volte campione di F1. Noi di F1Sport lo abbiamo intervistato. –
Carlo, tu sei un super-tifoso di Ayrton. Ma com’è nata la voglia di dedicargli addirittura un libro?
“Io fin da piccolo sono stato un appassionato di F1 e ho vissuto appieno l’epoca di Senna, il dominatore assoluto di quegli anni. Ho amato la gesta del brasiliano dal profondo del cuore, per me è un esempio di vita. Scrivere un libro su di lui è stato per me il coronamento di un sogno!”
Segui ancora la F1 dopo la tragica scomparsa del tuo idolo?
“Si, anche se non è più come prima. Ayrton ha segnato un’epoca indelebile, quell’epoca mitologica che si tramanda ai posteri. Per me è stato uno shock vedere Senna morire al Tamburello, la cosa mi ha colpito veramente nel profondo. E’ chiaro che cosi come me, la tragedia di Senna ha colpito anche tutta la F1 in generale. Se guardiamo oggi cos’è questo sport e lo paragoniamo a quello di 21 anni fa, le differenze sono enormi, a partire dal numero di spettatori che è nettamente calato. Ed anche i piloti, i carismi, non ci sono più, a parte qualcuno.
Ma una differenza sostanziale la vedo nelle persone. Io ho rappresentato il mio territorio (Castellammare di Stabia e la Campania, n.d.r.) al ventennale della scomparsa lo scorso anno: le persone che piangevano al Tamburello erano tantissime dopo cosi tanto tempo. E’ stato incredibile!“
Carlo, dacci qualche informazione in più sul tuo libro.
“Il libro racconta tutte le sensazioni che ho provato in quegli anni, corsa dopo corsa, emozione dopo emozione. Racconto ovviamente di quel tragico giorno, di come gli appassionati hanno reagito alla vicenda, fino ad arrivare anche ai racconti del ventennale, di tutte le persone che ho incontrato, una vasta galleria fotografica e le dichiarazioni di molti addetti ai lavori in merito alle vicende che tutti conosciamo. Questa pubblicazione è stato presentata al Ristorante Sedil Dominova di Sorrento, lo scorso 4 novembre. Ci tengo a ringraziare Gaetano Maresca, sponsor e titolare della location che ha ospitato l’evento, e il mio editore Giovanni Petagna.”
I momenti sportivi della carriera di Senna che ti hanno segnato di più?
Sicuramente Suzuka 1988, la vittoria del suo primo mondiale che lui aveva tanto sognato. Però quello che più ho nel cuore è il GP di Donington 1993, era la domenica di Pasqua. Senna soltanto nel primo giro riuscì a mettere a segno ben otto sorpassi e al traguardo rifilò 90 secondi a Damon Hill mentre tutti gli altri son arrivati doppiati. E’ stata una cosa che non si è mai verificata nella storia.
Ed ovviamente quel maledetto 1 maggio 1994… Giusto?
“Si, ovviamente. La ferita è ancora aperta perchè ogni qual volta ci ripenso, non capisco come sia stato possibile commettere quell’errore madornale allo sterzo della sua macchina. Un componente della vettura cosi sensibile e banalmente saldato in quel modo e che ha poi provocato l’incidente… è inconcepibile! Ayrton volle quella modifica per una sua comodità nell’abitacolo ma di certo non voleva che gli venisse eseguita in quel modo. La direzione tecnica della Williams è responsabile di una tragedia che poteva essere evitata.
Senza parlare poi di quel maledetto muro del Tamburello… neanche un jet sarebbe riuscito ad abbatterlo per quanto è robusto. Ayrton mesi prima denunciò la pericolosità di quella curva e di quel muro. Si sono inventati la chicane per rallentare le auto, peccato che ci pensarono dopo. Ecco, sono sensazioni molto forti e che fanno ancora male!”