15 Settembre 2015 – Per Kevin Magnussen quello del Team Haas sarebbe un sedile gradito in vista della prossima stagione. Il giovane figlio d’arte danese ha espresso la volontà di rendersi partecipe del progetto del team statunitense nel ruolo di pilota titolare, dopo aver visto precluse le chance di un posto in McLaren.
Era il Gp d’Australia del 2014 quando Kevin Magnussen da esordiente in F1 coglieva un inaspettato secondo posto a bordo della sua McLaren motorizzata allora da Mercedes. Poi la poca competitività della vettura e la mancanza di risultati hanno spento l’entusiasmo attorno al giovane pilota danese che, a fine stagione, con l’arrivo di Honda e la volontà dei giapponesi di portare un top driver in McLaren, si è visto scalzare da Fernando Alonso.
Magnussen nell’arco di questa stagione vissuto nelle vesti di terzo pilota della scuderia inglese, ha fatto intendere più volte come l’obiettivo per il 2016 fosse quello di tornare ad essere un pilota titolare in qualsiasi categoria, ferma restando la priorità di rimanere in F1. Un’occasione per Magnussen potrebbe essere quella del Team Haas, ancora alla ricerca di due piloti da schierare nella prossima stagione, quella d’esordio per il team statunitense.
La volontà del Team Haas è quella di schierare un pilota già con esperienza in F1 e che, quasi sicuramente, sarà uno fra Esteban Gutierrez e Jean-Eric Vergne, entrambi collaudatori Ferrari in questa stagione. Per il sedile rimanente Kevin Magnussen ha avanzato la sua candidatura, convinto di poter dimostrare il suo valore in un team esordiente ma dalle grandi ambizioni.
Considerando che la line-up McLaren della prossima stagione sembra ormai definita (con Alonso confermato e con Button sulla via del rinnovo a discapito del pilota GP2 Vandoorne), e leggendo le parole di Bouiller che ha dato il via libera a Magnussen per cercare un nuovo team, per il giovane danese il sedile di Haas costituirebbe la possibilità di tornare protagonista in F1 con un team ambizioso nato sotto l’ala della Ferrari che non ha intenzione di accontentarsi dell’etichetta di “team minore”.