F1 Bianchì: La FIA ritira il 17, è giusto?

21 luglio 2015 – In onore di Jules Bianchì la FIA ha ritirato il numero 17. Ora nessuno potrà più usarlo. E’ un modo per non dimenticare davvero il giovane pilota francese o un tentativo sempliciotto e populista per lavarsi la coscienza da parte di chi, la verità sull’accaduto, ancora non l’ha resa nota. 

Da molto tempo il numero 17 in Formula 1 era inutilizzato in quanto considerato di cattivo presagio. A sfidare la sorte ci ha provato proprio Jules Bianchì, deceduto dopo 9 mesi lo scorso venerdì 18 luglio, in seguito al terribile incidente di Suzuka.

La FIA con questo gesto vuole rendere onore allo sfortunato pilota francese, un gesto di per sé semplice e pulito, non fosse che proprio la FIA  ha fatto pochissimo per venire a capo dei motivi che hanno causato la morte del driver di Marussia.

Lo scorso GP del Giappone era già cominciato male per il povero Jules. Uscì la notizia che sarebbe stato Vettel a prendere il posto di Alonso sulla rossa. La partenza della gara per motivi di maltempo fu ritardata  e gli ultimi giri si corsero sotto un’intensa pioggia in condizioni, col senno di poi, di eccessvo pericolo. Piloti come Felipe Massa reclamavano via radio che era impossibile guidare, altri come  Lewis Hamilton erano gasati di competere e mettere in mostra il proprio talento in mezzo a tante difficoltà. Qualcuno qui doveva e poteva intervenire.

jules bianchiPoi l’uscita di Adrian Sutil con la sua Force India, probabilmente acquaplaning, il trattore nella via di fuga per recuperare la  monoposto. Niente Safety-Car, confusione tra bandiere gialle e verdi, proprio nel punto in cui la ruspa effettuava il proprio intervento. In quel momento, con la Marussia fuori controllo sopraggiunse Jules Bianchì, ciò che accadde successivamente lo sappiamo tutti. La telemetria dimostra come poco prima dell’impatto Jules schiacciasse contemporaneamente freno e gas, forse nell’estremo tentativo di aggrapparsi all’interno dell’abitacolo. La copia motrice però, come dovrebbe accadere con entrambi i pedali premuti, non fu tagliata. Perché? La vettura dopo l’incidente fu riconsegnata al team e da quel momento nessun’altra informazione fu divulgata. L’indagine ordinata dalla FIA è stata portata avanti per sommi capi, al riguardo Alain Prost ha dicharato:

“risultati un po’ scandalosi, pur conoscendo tutte le persone che vi hanno lavorato e che stimo”

Per questo a parere di chi scrive, il ritiro del numero 17 da parte della FIA non è abbastanza per ricordare Binachì. La Formula 1 deve in sua memoria arrivare a comprendere le cause che hanno portato a questa tragedia. La FIA nel rispetto del pilota scomparso e di quelli che corrono i GP deve dire con chiarezza cosa è successo. Anche la vicenda Alonso di quest’inverno non sfugge a questo “modus operandi” ma per fortuna in quel caso tutto andò bene. La FIA deve cambiare in trasparenza, nel rispetto di chi corre e di chi la guarda.

In 20 anni in campo di sicurezza la Formula 1 ha fatto passi da gigante, ma il motorsport non potrà mai pensare di essere sicuro. In Formula1 la sicurezza assoluta non esiste, guai a pensarlo. Il rischio ancestrale dello sport dei motori è parte integrante del proprio fascino, ma ciò non ha nulla a che vedere con l’incoscienza. Una ruspa a bordo pista con quel diluvio senza Safety-Car non è rischio, è incoscienza. Per questo ritirare il numero 17 non basta. Jules Bianchì non merita così poco.

Anche se i loro numeri non sono stati ritirati nessuno si è dimenticato di Ayrton, Roland, Gilles, Elio, Michele, Marco e tantissimi altri. Non si sono dimenticati in quanto uomini e non in quanto numeri, indipendentemente quale categoria corressero, a 2 o 4 ruote.