13 giugno 2015 – Quando due caratteri forti, carismatici e diretti come quelli di Maurizio Arrivabene e Fernando Alonso si scontrano, non possono che uscire stoccate verbali e frasi al vetriolo da ambo le parti. Poco conta se a separare i due ci siano metri di paddock o, come in questo caso, addirittura cinque giorni sul calendario; se uno viene provocato, l’altro risponde.
Tutto iniziò in Canada, dove un Fernando Alonso, al volante di una Mclaren sempre più trasfusione meccanica dello smemorato di Collegno, tenta una difesa tanto stoica quanto romantica agli attacchi di uno scatenato Sebastian Vettel in piena rimonta. La vince, manco a dirlo, il Wonder Boy vestito di rosso; mentre per l’asturiano solamente: pive nel sacco, sfuriata all’ingegnere e mesto parcheggio nel garage anzitempo. Fin qui, nulla di strano. Peccato che nel ring dedicato alle interviste post-gara, Alonso da sfoggio di grande umiltà, ricordando tutti i secondi posti ottenuti quando vestiva la tuta rossa e che ce ne sarebbero stati altri se non avesse cambiato aria.
Arrivabene aveva troppo il nervo a vista con Raikkonen per rispondere prontamente ad Alonso, e così la frase di Alonso sembrava caduta nel vuoto. Fino a poche ora fa, quando ha fatto chiaramente intendere che tutto ciò non è nei suoi pensieri più immediati, ed ha aggiunto che Alonso è stato anche maleducato. Il tutto, anche con un certo stile che non guasta mai. Arrivabene, però, ha anche detto che quando ha varcato per la prima volta i cancelli di Maranello da Team Principal, ha trovato un team allo sfascio, spaccato in due e non coeso come eravamo tutti abituati a vedere. L’imperativo di Arrivabene è stato quello di ricreare quel gruppo che a suo dire c’era fino a qualche tempo fa e i risultati sembrano indicare che la strada è quella giusta.
Finita qui tra i due? Difficile dirlo; ma sapendo che uno si fa chiamare “Iron Mau” e l’altro s’è tatuato un samurai, è più facile che questo sia semplicemente la fine del primo tempo. Uno a uno, e palla al centro. Restando in attesa dell’inizio della ripresa.