F1 | Storia : Quando arrivi a Monza, ricordati di Vittorio Brambilla

7 settembre 2014 –  Se vai a Monza, non ricordarti solo di: Ferrari, Ascari, Rettifilo o Curva Grande. Se vai a Monza, e imbocchi la via che da Parco Vedano porta al circuito, alza gli occhi. Noterai una targa con scritto “Piazzale Vittorio Brambilla”. Ricorda anche lui. Ricorda un’uomo diventato leggenda incancellabile del motorsport italiano. 

Ricordati di quest’uomo che con abbondante Humor gli inglesi chiamavano “Monza’s Gorilla”. Perchè lui era davvero così. Grosso, braccia muscolose, sorrisi contati e mani provate da anni di lavoro in officina. Il viso provato di chi aveva sudato armadi di camicie e si era fatto un mazzo enorme pur di arrivare dove voleva; pur di fare ciò che voleva e che amava. Correre. Correre in qualunque maniera.

13monza13f1--473x264--473x264Vittorio era figlio di Carlo Brambilla, proprietario dell’officina ancora oggi presente a Monza “Fratelli Brambilla”. Aveva cominciato cominciato con le moto, alla fine degli anni ’50 riscuotendo anche discreto successo. Dalle due ruote alle quattro, il passaggio è più lungo e arduo del previsto. La famiglia Brambilla è una di quelle che si vedono raramente in F1: unita, generosa, disposta a qualunque cosa per i figli. Ma i miracoli non si possono fare. Finanziare le corse per due ragazzi è impensabile. Inizia a correre Tino Brambilla, il più vecchio di quattro eredi, mentre Vittorio deve farli da meccanico. Chiariamoci ripetendolo: non è questione di preferenza nei confronti del fratello maggiore da parte della famiglia, è solo questione di soldi se Vittorio fa da meccanico a Tino.

Mentre impugna chiavi e cacciaviti per il fratello, Vittorio prosegue la sua carriera nell moto, ottenendo anche risultati di rilievo, compresa una partecipazione al motomondiale nel Gp delle Nazioni, manco a dirlo, a Monza. Dal 1968, Vittorio Brambilla salta in F.2 e diventa subito campione italiano e da li in poi è un’ascesa di risultati. L’anno dopo, lascia tutti di stucco vincendo due gare in F2 con la vecchia March del fratello e chiude 4° il campionato europeo con solo un meccanico a suo seguito nelle gare. Arriverà al punto di andare a Maranello alla corte di Enzo Ferrari per chiedere un sedile. La risposta sarà: No, ma solo perché la Ferrari aveva già come piloti Lauda e Regazzoni. La stima da parte del Drake, se la conquista tutta. Otterrà appoggi importanti dalla famiglia Ciceri, proprietaria della Beta utensili, che diventerà il suo appoggio primario e storico alle corse. Nel 1973 salta anche su una BMW 635 e corre la 4 ore di Monza: ovvero casa sua. Lo fa capire senza troppi complimenti a Stewart e Lauda.

L’anno dopo arriva la F1: le regina di tutte le categorie. Comincia bene, a 36 anni è un debuttante, forse troppo, ma l’età anagrafica è bugiarda come non mai. Il 1975 è il suo anno. Va a punti nel terribile e insanguinato Gp di Spagna e a Silverstone, in una gara ancora una volta chiusa anzitempo per la pioggia, e parte dalla pole in Svezia. Poi arriva la vittoria in Austria; Bella, commovente, straziante, epica (leggi articolo qui ). Nel giorno tragico della scomparsa di Mark Donohue, durante il warm-up, Brambilla è semplicemente un mago. Nel giorno in cui bisogna essere dei ballerini sotto la pioggia incessante e dei chirurghi al volante, Brambilla domina su tutti. Preciso e metodico: semplicemente fantastico. Alla fine è talmente entusiasta e incredulo per la vittoria che sbracciandosi, picchierà contro il guard rail sul rettilineo del traguardo. Quel muso bollato è ancora di proprietà della famiglia ed è stato a lungo in esposizione nell’officina, in bella mostra.

brambilla_zeltweg75_3Nel 1976 la March comincia a prediligere Peterson a lui e ciò al Gorilla non piace. Brambilla, che per farlo arrabbiare ce ne voleva, entrò in polemica con la casa inglese e li mandò al diavolo. Si accordò con la Surtees, ma cominciò anche una netta e forte collaborazione con l’Alfa Romeo. La casa di Arese lo volle senza se e senza ma anche sui prototipi e divenne campione del mondo in coppia con Arturio “Re Artù” Merzazio nel 1977. Epico quando a Monza, in testa e con un vantaggio di quasi un giro sulla Osella di Giorgio Francia, alza il ritmo a causa di un problema al posteriore. Si ferma ai box, scende incarognito come pochi, impugna una spranga e a suon di bestemmioni e sprangate rimette in sesto il mezzo e riparte vincendo la 1000 Km di Monza. Ancora a casa sua. Pilota sopraffino, collaudatore maniacale ma delicato e meccanico che a sprangate rimette in sesto una vettura sport prototipi in un’unica persona: Vittorio Brambilla.

Nel 1978 è vittima di un’incidente che segnerà la sua carriera. A Monza, sempre li, è vittima della carrambola multipla che costerà la vita a Ronnie Peterson. Brambilla, alla guida della sua Surtees, viene colpito alla testa dallo pneumatico probabilmente staccatosi dalla Lotus del pilota svedese. Trauma cranico, e ricovero in ospedale durato fino a fine ottobre, sempre col fratello maggiore Tino al suo fianco, a piangere e a singhiozzare. Lui che faceva sembrare il fratello un comico da cinema quando s’incazzava. “Dai Tino! – le diceva spesso Vittorio – cosa vuoi che mi faccia una gomma in testa a me!”. Dopo un’anno esatto ritorna in F1, guidando l’Alfa per la quale tanto aveva lavorato. Siamo ancora a Monza, casa sua.

1979GiacomelliBrambillaAr179Si prende ancora la soddisfazione di dare una regolata a Patrese, giovane ed intraprendente,:”Riccardo, va bene che siamo amici, ma ancora uno scherzo così e io ti… “. Lasciamo a voi l’immaginazione. Farà anche l’attore, lui che sembrava agli antipodi del cinema: Io tigro, tu tigri, egli tigra. Un cameo dove da indicazioni su una fantomatica pista a Renato Pozzetto. Nel 1980, decide di ritirarsi dalle corse e inizia la sua seconda vita, dedicandosi alle corse e all’officina. Rimane legato a Monza, dove guiderà auto del medico e safety car per lunghi anni. Muore, stroncato da un’infarto il 26 maggio 2001. Era a casa sua, a Lesmo, mentre tagliava l’erba del prato. Lui che di lasciare Monza non ci ha pensato neanche per un’istante della sua vita.

Se sei a Monza ricordati di lui. Ricordati di quest’omone tanto grande quanto buono che ha corso per anni e che ancora oggi tutti ricordano con affetto. Ricordati di quest’omone enorme con le dita talmente forzute da avvitare i dadi ruota senza nessuna chiave. Ricordati di quest’uomo talmente schietto da dire al figlio che voleva correre “L’è minga el tò mistè”, ma che ha fatto non pochi sacrifici per darli quest’occasione. Ricordati di Vittorio Brambilla e di chi ha lottato per anni affinchè un piazzale venisse dedicato a lui, menefregandosene di chi gli diceva di lasciar perdere. Ricordati di Vittorio Brambilla e non lo dimenticare mai più.