15 Febbraio 2014 – La decima uscita della collana “I Team Indimenticabili” è dedicata ad una casa costruttrice italiana che ha avuto una brevissima ma significativa presenza in F1: La Lancia.
Si può entrare nella storia delle corse in solo un’anno e mezzo a partire dall’idea progettuale fino al ritiro? A leggere la storia della Lancia si penserebbe proprio di si. Non ci sono vittorie, titoli o numeri altisonanti in questa storia, ma solo il piacere (e anche un pò di nostalgia) nel sapere che l’Italia a quel tempo era la nazione più forte nel motorsport grazie ad Alfa Romeo, Ferrari, Maserati e appunto Lancia.
Nell’estate del 1953, Gianni Lancia è da 6 anni a capo della casa automobilistica torinese omonima. Figlio del fondatore Vincenzo, Gianni Lancia ha già dimostrato grande interesse per le corse, spendendo cifre astronomiche per portare il marchio a correre nei prototipi. La Formula 1 è sempre più un campionato crescente e a Gianni Lancia interessa eccome debuttare anche li dove si sfidano: Ferrari, Maserati, Mercedes, Cooper, Gordini, ecc. Così affida al suo progettista di fiducia, il leggendario Vittorio Jano, lo studio e la progettazione di una nuova monoposto da Formula 1 da far debuttare nella stagione 1954.
Vittorio Jano sembra non attendesse altro che l’ordine di poter mettere su carte le proprie idee e già in Settembre il progetto è pronto e si può partire con la costruzione del primo telaio. Gianni Lancia si incarica di seguire personalmente la scelta dei piloti e di condurre le relative trattative. Lancia non si accontentò di due nomi qualunque. L’idea era quella di entrare nel mondo della Formula 1 come una bomba dinamitarda. Vincere. Solo quello bisognava fare. La leggenda, mai verificata, narra che ci furono contatti ben avviati anche con Fangio ma che la trattativa saltò per l’opposizione Mercedes.
Alla fine Gianni Lancia riesce a convincere niente poco di meno che il campione in carica Alberto Ascari e il suo fido compagno non che suo amico fraterno Luigi “Gigi” Villoresi. Il grande team Lancia pensa anche al futuro e a completare il trio di piloti arriva Eugenio Castellotti, giovane 24enne promessa dell’automobilismo italiano e considerato dai più erede naturale di Ascari. A convincere il campione milanese pare sia stato un rapporto di amicizia con Gianni Lancia che andava oltre quello professionale e si espandeva alla mondanità. Leggenda vuole che a Giovanni Lancia sia bastato mostrare ai 3 piloti il progetto della futura Lancia da Formula 1 per convincerli, ma la cosa più probabile è che dietro ci fosse una vagonata di lire.
Il 21 gennaio 1954 avviene la firma dei tre con la Lancia reparto corse e poco più di un mese dopo dovrebbe avvenire la prima svezzata della Lancia D50, ovvero la prima Lancia da Formula 1. La vettura fa la sua prima uscita il 20 febbraio e subito appare rivoluzionaria. Le dimensioni sono nella media con le dirette rivali, ma il peso è nettamente inferiore e ciò dovrebbe essere segno di manegevolezza e praticità di guida. Inoltre i serbatoi sono in posizione laterale al fianco del pilota, a dimostrazione che Vittorio ha puntato tantissimo sulla praticità della macchina più che sulla potenza (comunque considerevole).
Il debutto ufficiale nei Gran Premi è programmato per il Gp di Francia, m problemi strutturali spingono a ritardare il debutto di qualche mese. Dopo un 1954 passato a rendere performante la monoposto, il debutto ufficiale della Lancia D50 avviene all’ultima prova del mondiale in Spagna. Ascari conquista una stratosferica pole position con Fangio e la Mercedes (campioni del mondo) che nonostante un numero considerevole di giri non riescono a impensierire l’alfiere Lancia. Ferrari e Maserati inseguono ma, anche loro, lontanissime. Le Lancia, dunque, volano; peccato che la loro gara dura 10 giri. Villoresi si ritira dopo due tornate per problemi ai freni e al motore, mentre Ascari si deve ritirare per guai alla frizione dovuti ad un difetto di progettazione. Ascari, comunque, si toglie lo sfizio di far suo il giro più veloce che, nonostante le poche tornate a disposizione, non verrà più battuto da nessuno. Considerando che al momento del ritiro Ascari aveva 20 secondi su Schell, si puà affermare che la Lancia D50 è velocissima come nessuno ma anche troppo fragile.
Per il 1955 le speranze sono tantissime con Ascari in formissima (nel 1954 ha corso sporadicamente) e un Villoresi pronto a farli da scudiero. In Argentina alla prima prova del campionato (la gara con più avvicendamenti alla guida) Ascari si qualifica secondo ma è costretto al ritiro per un incidente al 21esimo passaggio. Villoresi eredita la D50 di Castellotti dopo che la sua si dovette arrendere causa rottura del motore, ma si ritira per un incidente al 36esimo passaggio. La competitività meccanica sembra più vicini, ma ora a preoccupare sono le prestazioni al di sotto di quanto visto qualche mese prima in Spagna.
Nella seconda gara del campionato a Montecarlo, Ascari è ottimo secondo con lo stesso tempo del poleman Fangio. In gara dominano le Mercedes prima con Fangio poi col giovane Moss, ma entrambe sono costrette al ritiro. In testa a 20 giri dalla fine si trova Ascari ma è vittima di un incidente terribile. Alla chicane del porto la Lancia vira improvvisamente verso l’esterno, sfiora una tribuna con spettatori e cade in mare. Fortunatamente per lui un sommozzatore si getta in acqua subito e Ascari è abile a divincolarsi subito dalla vettura, ormai, destina a inabissarsi. L’unica soddisfazione Lancia, la regala il giovane Castellotti secondo dietro a Trintingnant.
Quattro giorni più tardi, in seguito ad un test dove non doveva neanche essere presente, Alberto Ascari perde la vita in un incidente alla curva del vialone ancora oggi avvolto dal mistero. Questa tragedia segna la fine della Lancia in Formula 1. Un comunicato stampa annuncia in simultanea il ritiro dalle competizioni con effetto immediato, anche se a Villoresi e Castellotti viene concesso il permesso di correre con le Lancia fino a fine stagione. Con un triplice accordo Lancia-Fiat-Ferrari, tutte le 6 D50 prodotte, l’intero personale e tutto il materiale viene ceduto (con una cerimonia in pompa magna il 26 luglio 1955) a prezzo politico alla Ferrari, evitando così che tutto il patrimonio sportivo messo su dalla Lancia finisca in mano ai tedeschi. Nel 1956 a Maranello arriva Fangio e su una Lancia-Ferrari D50 si laureerà campione del mondo.
La Lancia è entrata nella storia del motorsport italiano pur senza vincere un Gran Premio e correndone solamente 3 in veste ufficiale. Il progetto era buono e lo dimostra il titolo arrivato l’anno dopo quando le D50 erano marcate Ferrari. La Lancia si è guadagnata spazio nei rally; Stratos, 037, Delta S4 e Delta Gruppo A hanno dominato nelle strade portando rivoluzioni tecniche che hanno stravolto il mondo delle corse. La Delta S4 può essere vista un pò come la figlia della D50. Rivoluzionaria, brutali, veloci, affascinanti ma rovinate da due tragedie. Toivonen al Tour de Corse 86 e Ascari in quel tragico test a Monza nel 55. Entrambe hanno anche un minimo comun denominatore: se il destino non ci avesse messo lo zampino avrebbero, probabilmente, disegnato alla loro maniera le corse della loro epoca.