F1 | La decelerazione di David Purley

5 novembre 2013 – Domenica sera nel post gara, Fernando Alonso ha subito controlli fisici da parte del centro medico. I sensori della sua F138 hanno erroneamente rilevato decelerazione di 25G quando l’asturiano è passato a fortissima velocità su un cordolo nella fase di sorpasso a Jean-Eric Vergne.  25G di forza sono tanti per il fisico, ma il mitico, leggendario e romantico David Purley ha subito una forza 7 volte superiore e ne è uscito vivo. 

Il fatto accadde nel corso del Gran Premio di Gran Bretagna del 1977. Gli iscritti a quella gara sono tantissimi. Talmente tanti che bisogna, per la seconda volta nella storia della Formula 1, ricorrere alle pre-qualifiche per evitare un ripetersi dei fatti del Gran Premio di Francia corso poche settimane prima dove molti piloti esclusi, tra i quali lo stesso Purley, minacciarono azioni legali. In quelle stesse pre-qualifiche fece segnare dei tempi significativi una terza Mclaren con il numero 40 sul muso. Alla guida c’era un certo Gilles Villeneuve, ma quella è un’altra fantastica, emozionante, folle storia che la Formula 1 ci ha regalato.

Sulla Lec numero 31 di David Purley si sviluppa un principio di incendio tra motore e cambio, ma è di intensità contenuta e i marshall inglesi non hanno problemi a domarlo. L’uso del materiale estinguente sarà la chiave del terribile crash. I meccanici della Lec puliscono in fretta e furia il materiale estinguente credendo, erroneamente, che non ne sia entrato all’interno di parti meccaniche.

Purley si lancia sul vecchio terribile e velocissimo Silverstone e avviene il fatto fatale. Senza che i meccanici se ne fossero accorti, della schiuma dell’estintore è filtrata e a contatto con la benzina innesca una reazione chimica. Tale reazione causa il formarsi di residui dalla consistenza solida (molto simile alla calce usata in muratura) che blocca la valvole di alimentazione. La sfortuna vuole che le valvole si blocchino non appena uscito dalla curva Copse mentre Purley si lancia verso la Becketts.

La dinamica dell’incidente è devastante, la Lec di Purley taglia praticamente dritto alla Becketts come se la piega del vecchio Silverstone non ci fosse manco stata, sfonda tre linee di reti poste a bordo pista, sradica il guard rail (incredibile ma vero.. è stata la sua fortuna!) e si schianta contro il terrapieno esterno alla pista distruggendo letteralmente i tronchi di legno posti da contenimento di esso. Il contagiri della sua Lec si è fermato a 173Km\h e lo spazio di fermata è di soli 66 centimetri. Secondo i calcoli, David Purley ha subito una decelerazione pari a 179,8 G. Una cifra spaventosamente enorme, nessun essere vivente potrebbe resistere ad una forza tale.

I soccorritori si avvicinano al relitto della Lec convinti di dover eseguire un macabro compito, ma è qui che avviene il miracolo. Il destino che gli aveva impedito di salvare Roger Williamson 4 anni prima, lo aiuta in un momento drammatico della sua vita. Purley ha: 30 fratture alle gambe , bacino fracassato, un infinità di fratture alle costole, tre slogature, trauma cranico e subirà ben 6 arresti cardiaci nel trasporto all’ospedale e successivamente prima di essere stabilizzato, ma è vivo. La sua Lec, oggi esposta al museo di Donington gestito dall’ex manager di Roger Williamson, è praticamente poco più lunga di un go-kart e i soccorritori impiegano 15 minuti ad estrarre Purley da ciò che ne rimane.

Per Purley inizia un calvario fatto di ospedali, interventi a rischio e azzardi enormi. Dopo essersi ristabilito la sua gamba destra è più corta di 5 centimentri della sinistra e i sistemi di trazione non sortiscono alcun effetto.  Purley non molla e in Belgio conosce il professor Derweeduwen che ha già aiutato Jacky Ickx ed è considerato un luminare nella traumatologia infantile. L’intervento che il professore ha in mente per Purley ha già sortito effetti eccellenti su bambini coinvolti in incidenti stradali ma non è mai stato sperimentato su un’adulto. E’ un azzardo per Purley un “prendere o lasciare” che la vita gli presenta davanti. Purley è sempre lui e non ci pensa su due minuti in più, la scelta è: prendere!

Purley, nel corso delle 2 settimane di ricovero, passa più tempo anestetizzato sotto i ferri che sveglio nel letto della sua camera in clinica, ma quando esce il risultato sa di miracolo come il fatto lui sia ancora li a raccontarlo. Tornerà a correre in Formula Aurora (la Formula 1 inglese) urlando al mondo: “Torno per dimostrare qualcosa a me stesso, non saranno le corse a buttarmi giu“, ma non è più in grado di competere ad alti livelli, i segni del terribile crash lo indurranno al ritiro dalla Formula 1.Nel periodo di convalescenza, tira fuori una sua teoria della vita: “Sei li, la sera d’inverno e ti chiedi perchè esisti. Rispondo da pilota non da filosofo. Guardo le mie mani e dico: ho rischiato, sempre, ho sfiorato la morte ma  se ora sono vivo, lo so il perchè. Perchè a modo mio sono stato bravo, ho puntato tutto su me stesso e c’è l’ho fatta“. Morirà il 2 Luglio 1985 durante un esibizione aerea a Bognor Regis.

Per descrivere il personaggio di David Purley non basterebbe un intero articolo figuriamoci un episodio della sua carriera. David Purley era uno di quei personaggi che per il loro modo di vedere le corse sembravano dei veri profeti nella terra di chi aveva il coraggio di correre ma la paura di morire. Voleva le corse pericolose, col rischio vivo e non temeva la morte. Purley era un coraggioso, un leone senza criniera ma col casco e l’ignifuga, un temerario che non temeva niente, che urlava nel casco per sconfiggere la paura e una sana follia sportiva che tutti gli ammiravano. L’uomo più coraggioso è sopravvissuto all’incidente più spaventoso della storia della Formula 1.