Budapest, 29 luglio 2013 – Arrivati al giro di boa del mondiale, con dieci gare disputate e nove da disputare, il GP d’Ungheria ha dato tanti spunti di riflessioni e qualche conferma non troppo felice. Se Hamilton trionfa e Vettel è un po’ sottotono, è la Ferrari a deludere in maniera totale.
TOP
– Lewis Hamilton: il campione del mondo 2008 ha calato tutti i suoi assi per portare a casa una vittoria, la quarta in Ungheria, la sua prima in Mercedes, tra le più belle della sua carriera. Vittoria, questa, cominciata al sabato, con un giro da qualifica monstre, tramortendo il presuntuoso Vettel che era quasi certo della partenza al palo. Lewis ha portato alla vittoria la sua W04 con un ritmo di gara incredibile, senza mollare un attimo. E’ la prima volta, dal 1955, che a bordo di una Mercedes vince un pilota inglese. Pilota inglese che, a questo punto, andando anche avanti al suo compagno di squadra in classifica, può dirsi anche in lotta per il mondiale.
– Mark Webber: gara consistente, come al solito per l’australiano che quando c’è da tirare fuori le unghie non si tira mai indietro. Parte dal fondo della top-10 per “problemi ridicoli” (parole sue) al KERS che lo penalizzano già dal sabato. Differisce in strategia montando le medie per i primi tre sint e le soft nell’ultimo tragitto. Beve i suoi avversari con una facilità disarmante, segno che la sua RB9 ha del potenziale enorme, ed arriva ai margini del podio.
FLOP
– Sebastian Vettel: la seconda posizione in qualifica e il vertice basso del podio possono sembrare un bel bottino per il tre-volte campione del mondo ma cosi non è in realtà. Il tedesco pecca di presunzione in qualifica, andando a perdere una pole che sembrava nettamente alla sua portata. In gara, invece, complice anche temperatura troppo elevate per la sua Red Bull e il traffico in cui si ritrova, non riesce ad essere incisivo nel ritmo di gara, arrivando sul podio ma con qualche rammarico di troppo. Il potenziale della vettura era tutto dalla sua parte ma non è stato sfruttato. Gara da rivedere.
– Ferrari: inutile sparare sulla croce rossa. L’Ungheria non era un circuito da Ferrari e si sapeva. I piccoli aggiornamenti portati dall’Inghilterra all’Ungheria sono stati tutti, o quasi, miseramente rispediti al mittente (galleria del vento, ndr). Il segno meno è solo dato dal fatto che su un tracciato cosi corto non si possono prendere dai 5 decimi in su ad ogni giro. A partire dalle prove libere la rossa non ha mai dato dimostrazione di poter ambire non solo alla vittoria ma neanche al podio. Alonso, a detta sua, tra sabato e domenica ha compiuto un mezzo miracolo ed ultimamente le sue frecciatine continue rivolte al suo team non sono un segnale di tranquillità ne per lui, ne per l’intero ambiente di Maranello. Prima di gettare la spugna, però, è doveroso aspettare la fine della pausa estiva e i due tracciati, favorevoli sulla carta, di Spa e Monza. Wait and see.
– Force India: dall’Ungheria in poi si sapeva che la Force India avrebbe sofferto il ritorno al kevlar degli pneumatici. Era una cosa risaputa per il team di Mallya ma la crisi di passo gara di cui ha sofferto era forse inaspettato. Difficile fare previsioni sul prossimo futuro in termini di risultati per il team indiano ma devono inventarsi qualcosa se vogliono continuare a tenere dietro le due McLaren-Mercedes. La strada è tutt’altro che in discesa.