F1 | Chi di costanza ferisce, di costanza perisce. E viceversa

Roma, 11 giugno 2013 – Il Gran Premio del Canada, settima prova del mondiale di F1,  ha dimostrato come la Red Bull e Sebastian Vettel abbiano imparato la lezione del 2012, e proprio grazie alla costanza stanno dominando la scena nelle prime gare.

“Chi di costanza ferisce, di costanza ferisce”. E’ probabilmente la frase che meglio descrive la situazione attuale della lotta al titolo di campione del mondo di F1, con Sebastian Vettel a “ferire” Fernando Alonso, dopo che quest’ultimo lo scorso anno approfittò – nella prima parte di campionato – dell’incostanza del tedesco. Il muro di difesa del bibitaro è costituito da tre vittorie a cui si sommano ad altri due podi, contro i due successi, due piazzamenti d’onore e un ritiro dell’asturiano, sfortunato in Barhain ma ingenuo in Malesia.

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E’ più di una rivincita quella canadese, un dominio, o meglio ancora una prova di forza; dove il Campione del Mondo in carica ha polverizzato la concorrenza diretta in meno di dieci giri e ha addirittura doppiato due terzi dei partenti, concedendosi anche un dritto e un “bacio” al muro, non quello dei campioni, giusto per dimostrare che in F1 nemmeno amministrare è facile.

Vincente ma non imbattibile; Alonso nella fase centrale ha tirato fuori tutto il proprio potenziale e nella rimonta a Hamilton risultando più veloce del leader. Non si può considerare questo come un detraente al tedesco, in ampia gestione gara già dopo la prima sosta. Perchè il ferrarista non è stato rapido sin dall’inizio? Il mix di asfalto non troppo abrasivo e di temperatura non caldissima ha allungato la vita alle Pirelli, penalizzando la F138 che risulta più gentile con gli pneumatici tanto da non riuscirli a mandare in temperatura velocemente.

Questo problema si traduce, ovviamente, in un deficit nella qualifica dove le rosse sono molto attardate dalla pole. Spesso Alonso è stato più forte della scarsa competitività nel giro singolo, sia in Cina che in Spagna non scattava nemmeno dalla prima fila, tuttavia in alcuni tracciati – Monaco e Montreal – la larghezza della pista non concede più di tanto. E nonostante ciò, l’ex campione del Mondo ha sopravanzato ben 5 macchine, tante se si pensa al secondo posto; poche se l’obiettivo fosse stata la vittoria. Cosa sarebbe successo se fosse partito accanto a Vettel? Impossibile dirlo, con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, figuriamoci se si vincono i mondiali.

Anche a Montreal la F 138 e la Mercedes W04 sono rimaste agli antipodi, una gentile con le coperture e l’altra super aggressiva, entrambe soffrono di questo problema da numerose stagioni e nonostante il test, la monoposto di Stoccarda continua ad esserne afflitta, segno che non sono 1000 km a fare la differenza. E nell’ennesimo “scandalo a corte” a rimetterci è stata l’immagine sportiva; le corse si vincono in pista, non in tribunale.