F1 | Ferrari, quando la presentazione era un evento

La Ferrari presenterà a Fiorano la vettura del 2017 il 24 febbraio. Cresce l’attesa pensando anche ai tempi passati in cui la F1 aveva una dimensione diversa.

Per noi appassionati  di motori e di corse i giorni che ci separono dalla presentazione alla stampa della Ferrari di F1 diventano lunghi, lunghissimi e, soprattutto, caratterizzati da una marea di disegni sulle forme della futura Rossa. Le testate sportive e i quotidiani in cerca di lettori  propongono disegni su come dovrà essere la nuova Ferrari, con forme piuù o meno attraenti che lasciano aperta la possibilità di sognare futuri trionfi prima che la realtà ci obblighi a tenere i piedi ben ancorati per terra. Chi come me ha avuto la possibilità di assistere al vernissage della rossa, non può non soffermarsi a pensare com’era, negli anni, quest’avvenimento sportivo che spesso è sfociato nel glamour e nel costume.

Negli anni ’70 la presentazione alla stampa delle monoposto era normalmente appannaggio di pochi e ben selezionati, dal fido Gozzi, con giornalisti che al cospetto del vecchio si facevano sudditi della Rossa e non proferivano parola se non autorizzati dal padrone di casa, che inforcati gli occhiali con le lenti scure, era pronto ad animare la discussione.

Chi si aspettava un elenco sistematico delle caratteristiche della vettura non poteva che rimanere deluso, infatti molte specifiche  non venivano mai dichiarate, come i cavalli del motore e, se qualche sprovveduto provava a violare la consuetudine chiedendone con insistenza il numero, Ferrari era solito rispondere: “Se vinceremo ne avremo più degli altri, se perderemo ne avremo meno”. E se non soddisfatto il giornalista insisteva sulle ambizioni per la stagione ormai prossima a partire, il Drake rispondeva: “La mia speranza è che vada in moto”.

Era facile notare che durante la presentazione della nuova macchina, la cosa che passava in second’ordine era proprio la Rossa per lasciare spazio al suo fondatore che con la sua dialettica apostrofava, zittiva o prendeva in giro i poveri giornalisti che finito l’evento tornavano alle loro redazioni come cani bastonati. Solo nell 1987 un Ferrari stanco per l’età decise di far debuttare in pista la macchina commentandone le prestazioni con uno scarno comunicato stampa.

Dopo la scomparsa del fondatore e fino alla nomina di Luca Cordero Montezemolo, le presentazioni non rappresentarono più un evento ma solo un puro fatto sportivo. Montezemolo cercò di tornare all’antica e, come è il  suo stile, creando un evento mediatico stimolato, nei giorni precedenti, da false foto o falsi disegni volti a creare un’aspettativa che avrà il suo apogeo il giorno della  presentazione quando i piloti, pian piano toglievano il drappo rosso fino a svelare le forme della favolosa macchina. Io stesso, ho avuto la fortuna di assistere all’evento del 2001 e non potei non notare lo sfarzo e la presenza di vip eccellenti che cercavano di ritagliarsi un po’ di visibilità rubandolo alla vera protagonista della giornata.

Tutto molto diverso dai tempi di Ferrari dove regnava la sobrietà ma con un ovvio punto in comune: la prova in pista.

L’urlo del motore, per noi appassionati, era l’appagamento massimo e non era raro che la bontà della nuova rossa la si scorgesse subito come nel 1982 quando Villeneuve in pochi giri frantumò il record della pista o come nel triennio 2001/2003 quando Schumacher battè 18 volte consecutive il recod della pista di casa. Alla fine della giornata, caldi nonostante il freddo, tornavamo a casa pronti a sognare… sogni di gloria naturalmente

 

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