F1 | Ferrari 126 C2: bella, veloce e dannata

Alla fine della stagione 1981, come abbondantemente previsto,  la Ferrari visse momenti esaltanti seguiti da altri di puro sconforto. Gli unici punti fermi di quella stagione interlocutoria furono il motore e Gilles Villeneuve. Tutto il resto doveva essere riprogettato e riorganizzato.

L’ingegner Ferrari si convinse che, per rendere competitiva la propria macchina, doveva rinnegare la tecnica costruttiva usata fino a quel momento basata sul telaio d’alluminio, per passare a un telaio con inserti in Honeycomb, materiale composito già ampiamente usato dalle scuderie inglesi.

A Maranello arrivò, sconosciuto ai più, un simpatico tecnico inglese, Harvey Posteltwhite, esperto ingegnere già autore della Wolf, vettura stupefacente che contese il titolo a Lauda nel 1977 e della Fittipaldi, sfortunata macchina brasiliana che dovette arrendersi alla mancanza di fondi.

A chiudere il Puzzle per la macchina del 1982 mancava ancora un particolare non da poco: le gomme.

Con una decisione repentina che lasciò stupiti i vertici del reparto corse, il Vecchio decise di avvalersi della Goodyear al posto della Michelin, accusata più volte di essere stata troppo filo francese durante la stagione precedente.

I piloti vennero impegnati in estenuanti prove per rendere omogeneo e neutro il comportamento della monoposto, mentre in fabbrica si stava studiando quale materiale utilizzare per le minigonne, in quanto quelli usati fino a quel momento si dimostravano efficaci ma poco resistenti sulla distanza. Forghieri, geniale come sempre, provò ad utilizzare il compensato marino e, come per incanto,  tutte le problematiche svanirono.

Pian piano la mano di Posteltwhite cominciò a vedersi, la conformazione aerodinamica della nuova Ferrari ricalcava le migliori monoposto inglesi: muso stretto e affusolato, pance lunghe che arrivavano a estendersi fino all’attacco delle sospensioni anteriori; era evidente che sotto gli occhi dei tecnici e piloti stava prendendo forma una delle piu belle Ferrari di sempre.

Anche il motore risultava uno dei più potenti di sempre e nonostante qualche piccolo problema di gioventù l’insieme telaio gomme propulsore sembrava essere decisamente promettente. Il vantaggio iniziale delle minigonne in compensato marino svanì per una sbadataggine dei meccanici italiani che, durante un pausa dei test a pranzo coi colleghi delle altre scuderie lo rivelarono facendo svanire il primo vantaggio della scuderia italiana.

Nonostante questo intoppo, alla presentazione l’ottimismo regnava sovrano e si trasformò in euforia quando  alla prima uscita sulla pista di Fiorano Villeneuve batté agevolmente il record della pista fermando i cronometri sull 1:06:91. A stigmatizzare la prestazione ci fu una celebre copertina del settimanale Autosprint  che indicava il record come “facile come bere un caffè”

Nonostante le premesse la stagione 1982 si aprì in modo negativo, doppio ritiro in Sud Africa, anche se fino al ritiro le macchine italiane furono protagoniste in corsa di una gara nelle prime posizioni. In Brasile ritiro di Gilles e solo un sesto posto per Pironi: la gara brasiliana fu animata dal canadese in testa per 29 giri poi il decadimento delle gomme lo fece raggiungere da Piquet e Rosberg, su macchine irregolari, e nulla poté ai loro attacchi finendo fuori pista  durante un disperato tentativo di resistere a Piquet. Per combattere l’espediente illegale dei contenitori per raffreddare i freni, in uso nelle scuderie inglesi, la Ferrari nella terza gara dell’anno adottò un alettone a sbalzo che virtualmente non andava conto lo spirito del regolamento che prevedeva la misura massima degli alettoni in 110 cm, ma di fatto dotava la macchina di un alettone di quasi due metri regalando trazione e stabilità a una C2 minacciosa ma ancora da maturare in pista in tutto il suo potenziale.

In gara Villeneuve fu terzo, il duello con Rosberg nella parte centrale della corsa, animò quell’edizione ma, in seguito a un reclamo posto da Tyrrel, la Fisa vietò subito la “furbata” e squalificò la Ferrari privandola di un terzo posto meritato.

Subito dopo la squalifica della Ferrari, forse spaventati dall’ipotesi sollevata dal Drake di ritiro immediato se le cose non si fossero aggiustate sulla via della legalità, alla vigilia del Gran Premio di San Marino la Fisa squalifico anche Piquet e Rosberg e rese i famigerati serbatoi d’acqua per raffreddare i freni fuori legge. Questa empasse politica portò le squadre inglesi a disertare il Gran Premio di San Marino.

Su questo Gran Premio si sono scritti fiumi d’inchiostro, a posteriori si verrà a sapere che ci fu una combine tra le squadre di testa che prevedeva una battaglia per metà gara poi le posizioni si sarebbero congelate fino al traguardo. Questo per preservare le macchine in pista, quel giorno presero il via solo 14 vetture, e il pubblico numeroso come sempre chiedeva un giusto spettacolo.

I ritiri delle Renault e il duello tra i ferraristi resero questo gran premio indimenticabile ma sancirono la fine del rapporto tra Villeneuve e Pironi, astro nascente in seno alla scuderia emiliana, che portò ai tragici eventi di Zolder con la morte del pilota canadese e il ritiro della Ferrari in segno di lutto.