F1 | Fallimento Manor: dito puntato contro la ripartizione degli emolumenti

La Manor non sarà al via a Melbourne. E’ notizia di poche ore fa che la mancanza di compratori ha permesso il fallimento del team. La crisi e la scomparsa degli inglesi è solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno riguardato anche altri piccoli team, costretti a chiudere a causa di problematiche economiche. 

di Francesco Svelto |

La storia del team Manor in F1 è finita. Come vi avevamo anticipato qualche giorno fa, il team era alla disperata ricerca di un compratore. Ricerca che non ha prodotto risultati e ha costretto la squadra con sede a Banbury ad alzare bandiera bianca. La notizia di cronaca è questa qui, nella sua più dura e cruda versione. Sarebbe da capire, però, anche il come e il perchè arriviamo a scrivere di certe notizie.

Ovviamente non è una cosa che capita dall’oggi al domani. La crisi finanziaria di questo team è nota dalla fine del 2014 e non è che prima navigasse nell’oro. Tutt’altro. Se a tutto questo aggiungiamo che anche in termini di prestazioni in pista, le due vetture rosso-bianco-blu non son mai state in grado di battagliare neanche per le posizioni di centro schieramento (salvo rare occasioni), possiamo capirne che l’apparizione di questo team nel circus è stato tutt’altro che positiva.

L’apparizione, si. Perché si tratta di un team che è nato con belle speranze in seguito alla dipartita di due grandi colossi come Toyota e Honda e la successiva apertura della FIA a dei nuovi team per sopperire all’assenza di monoposto in griglia. Nel 2010 la prima gara in Bahrein, nel 2016 l’ultima ad Abu Dhabi. In tutto questo due cambi di proprietà e un passaggio in amministrazione controllata.

Quindi una domanda sorge. Cosa è andato storto? Nessun team mette piede nella massima categoria del motorsport mondiale per occuparne le ultime fila. E’ ovvio che qualcosa nella gestione delle risorse sia andata male. Per restare a galla in Formula 1 ci vogliono soldi, tanti soldi. E quindi, soprattutto per le piccole squadre, di vitale importanza sono gli introiti che provengono dalla FOM ogni anno, in base ai risultati in pista ma non solo. Ora, e ovvio che qualcosa da rivedere in questo sistema di ripartizione degli emolumenti ai team, c’è eccome. Il distacco, non solo in pista ma anche e soprattutto in termini economici rispetto agli altri team era palese e andava via via crescendo, tagliando le gambe – di fatto – ad ogni speranza di risalita e di successo futuro.

Ricordiamo anche che la Manor, tra le altre cose, è stata in buona compagnia: HRT e Lotus/Caterham ne hanno condiviso le modalità di nascita ma che, al contrario degli inglesi, son scomparse anche prima. Anche per loro vale lo stesso discorso. Nella Formula 1 che verrà, quella di Liberty, di Carey, Bratches e Brown, oltre alle modifiche di natura tecnico-sportiva, si dovrà affrontare anche questa annosa questione, con l’intento di non permettere nuovamente situazioni simili. Ne andrebbe della credibilità – già ampiamente compromessa – dello sport e dello spettacolo che ne offrirebbe agli appassionati. E sappiamo quanto la nuova amministrazione ci tenga a questi aspetti.

Ma tutto questo fa parte del futuro. La notizia di oggi riguarda le vetture che vedremo a Melbourne fra due mesi e che saranno solo 20. L’ultimo dei team entrati nel 2010 è scomparso e con esso, anche il lavoro per oltre 200 famiglie.

Francesco Svelto