F1 | Intervista esclusiva a Palmer: “Convinto del miglioramento Renault!”

Presente alla giornata dedicata ai Media del 2 dicembre 2016 al Motor Show, Jolyon Palmer è intervenuto come testimonial Renault e ci ha concesso un’intervista dalla quale è emerso un ragazzo gentile e appassionato del suo mestiere.

Di Alessandro Bucci

Foto di Gianni Zampaglione
Foto di Gianni Zampaglione

Campione del Mondo GP2 2014, Jolyon Palmer ha da poco concluso la prima stagione in Formula 1 conquistando un punto in Malesia. La Renault RS16 si è dimostrata una vettura ostica da guidare e non molto competitiva, oltre ad aver lamentato non raramente problemi di affidabilità che hanno addirittura impedito a Palmer di disputare la seconda gara del Mondiale in Bahrain. Jolyon, figlio dell’ex pilota F1 Jonathan, è stato riconfermato nel team per la stagione 2017 e le sue aspettative sembrano decisamente buone.

Jolyon sei felice della tua prima stagione in Formula 1 al volante di un team importante come Renault?

Certo, sono molto felice, perché ho imparato molto all’interno della squadra, ma c’è ancora tanto da migliorare sia per quanto riguarda me ed il team e quindi le cose non potranno che andare sempre meglio.

Quali sono stati i migliori momenti della tua stagione? Gran Premi, sorpassi o situazioni particolari.

Penso il mio debutto a Melbourne, fu una grande gara e il mio sogno di debuttare in F1 è diventato realtà. Poi il mio primo punto in Malesia e penso che il mio miglior sorpasso della stagione sia avvenuto ad Abu Dhabi nell’ultima corsa, dove ho sopravanzato diverse macchine in un solo giro.

Quali sono le tue aspettative circa la prossima stagione di Formula 1 con i significativi cambiamenti regolamentari che sono alle porte?

E’ molto difficile dirlo. Le macchine sembrano molto buone e saranno decisamente più veloci con le nuove regole. Nella nostra factory so per certo che abbiamo tantissime persone in gamba che hanno lavorato sulla nuova realtà che ci aspetta, persone che sono con noi dai primi tempi della Lotus. Penso faremo un passo avanti in generale, ma fino a quando non saremo in pista sarà molto difficile dirlo.

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Foto di Gianni Zampaglione

Quanto è stato importante tuo papà Jonathan per la tua carriera e per la tua esperienza di pilota?

E’ molto importante. Penso che nel Motorsport per ogni pilota sia significativa la figura del padre, in particolare se è stato un ex pilota, nel mio caso di Formula 1. Non solo è un mentore in un certo senso, ma ti aiuta soprattutto nei momenti più duri quando sei piccolo e gareggi, a trovare momenti di relax fuori dall’abitacolo e ad infonderti fiducia in generale. Nel mio caso è stato fondamentale anche per introdurmi in un ambiente come la F1, così come è accaduto a diversi altri piloti.

Hai un’era o un particolare pilota che ti piace più di altri?

Innanzitutto ci tengo a precisare che rispetto tutti i piloti. Penso che crescendo Damon Hill sia stato un esempio per me e poi direi Juan Pablo Montoya, è troppo bello vederlo gareggiare. E poi, venendo al passato, non posso non citare Jackie Stewart, James Hunt, importanti campioni britannici.