F1 | I modelli Ferrari 312 T – prima parte

La Ferrari arriva a metà degli anni 70 dopo un lungo digiuno: l’ultima vittoria nel mondiale piloti e costruttori risaliva al 1964 con il figlio del vento John Surtees, Nel 1974 il titolo era stato sfiorato con Lauda e Regazzoni ma alla fine l’aveva spuntata Emerson Fittipaldi con la sua McLaren M23.

di Giulio Scaccia

La novità più grande, nella stagione 1975, che poi aprì un ciclo tecnico concluso nel 1981, fu l’adozione del cambio trasversale e da qui arrivò appunto la denominazione T.

312 stava per 3000 cc, che era la cilindrata massima consentita all’epoca, e 12 stava per il numero dei cilindri del propulsore Boxer, anima pulsante delle vetture di Maranello dal 1970, che sarà poi abbandonato a favore del turbo dalla stagione 1981.

I modelli 312 T, progettati e sviluppati dall’ingegner Mauro Forghieri, dimostravano tutto quello che era la tradizione italiana rispetto alla scuola inglese. Grande forza e potenza dei propulsori, meccanica all’avanguardia e qualche carenza, a volte importante, nell’aerodinamica e soprattutto nella telaistica.

Il grande merito dei modelli 312 T, fu soprattutto nel baricentro e nella distribuzione dei pesi. La combinazione motore Boxer/cambio in posizione trasversale, consentirono di recuperare ciò che si perdeva in rigidità della componente telaistica e in efficienza aerodinamica .

I modelli rappresentano una pietra miliare nella storia della scuderia Ferrari e non solo , con 3 mondiali piloti conquistati, Niki Lauda nel 1975 e nel 1977, Jody Scheckter nel 1979 e 4 mondiali costruttori: 1975, 1976, 1977, 1979.

L’avvento delle wing car e dei motori turbo, determinarono l’abbandono del motore Boxer, troppo ingombrante per consentire il passaggio dei flussi aerodinamici all’interno delle fiancate.

Andiamo a conoscere insieme i fortunati modelli che caratterizzarono la seconda metà degli anni 70 e l’inizio degli 80.

Ferrari 312 T

La Ferrari 312 T è la vettura con cui la casa di Maranello disputò il mondiale 1975 e fece le prime gare della stagione 1976. Arrivata in sostituzione della 312 B3, che aveva sfiorato l’anno precedente il mondiale con Lauda e Regazzoni, è la prima vettura di questa fortunata serie Ferrari.

La nuova monoposto aveva una perfetta ripartizione delle masse che la rendeva agile, stabile e maneggevole. La veste aerodinamica ne migliorava le capacità deportanti, pur mantenendo una buona scorrevolezza. Il telaio era munito di una struttura tubolare rivestita con pannelli di irrigidimento, per ottenere una configurazione a scocca autoportante, con sospensioni anteriori e posteriori a ruote indipendenti.

Il motore 12 cilindri orizzontali e contrapposti aveva iniezione ed accensione elettronica Dinoplex. Il progettista della vettura, ovviamente, Mauro Forghieri.

I piloti Niki Lauda e Clay Regazzoni.

La monoposto conquistò 6 vittorie nel 1975 e 3 nelle prime tre gare del 1976.

Dopo un avvio in sordina, Lauda inanellò una serie di vittorie e piazzamenti che gli consentirono a Monza di conquistare il titolo mondiale piloti. Nel dettaglio Lauda vinse i Gran Premi di Montecarlo, Belgio, Svezia, Francia e Stati Uniti a Watkins Glen. Clay Regazzoni vinse a Monza, nel giorno del mondiale di Lauda.

A Maranello arrivò anche il mondiale costruttori.

 

Scheda tecnica

Carreggiata anteriore: 1,510 m

Carreggiata posteriore: 1,530 m

Telaio: monoscocca con pannelli d’alluminio rivettati

Peso: 598 kg

Cambio: trasversale, 5 marce e retromarcia

Motore: Boxer 12 cilindri, potenza massima circa 495/500 CV, cilindrata 2991,80 cc