F1 | Vettel e l’ossessione Verstappen

Vettel e la Ferrari in crisi: il tedesco deve essere capace di dare un senso ulteriore alla sua carriera.

La stagione di Formula 1 che si avvia alla conclusione è stata avara di risultati per la Rossa nazionale: ad accentuare il trend negativo è stato anche un appanamento del pilota di punta, Sebastian Vettel, che in taluni casi non ha fatto la differenza, non  riuscendo a dare alla vettura, scarsa, quel quid in più volto ad assicurare una posizione migliore in qualifica o in gara.

Ma, fermo restando il progetto della macchina, che dopo poche gare si è rivelato plafonato e sbagliato, quello che ha colpito la maggior parte degli osservatori, e forse la Ferrari stessa, è stata la mancata reazione da parte di Vettel che, invece di prendersi la squadra sulle spalle e guidarla da sapiente condottiero, ha cominciato a non convincere e ad alternare prestazione discrete ad autentici buchi prestazionali.

Vettel_VerstappenDa subito si è pensato che il quattro volte campione del mondo, forse illuso dal positivo esito della stagione scorsa, si fosse convinto che, contro ogni aspettativa, quest’anno la Ferrari avrebbe ricoperto un ruolo da protagonista, riuscendo a contendere alla Mercedes la vittoria finale. Così non è stato e dopo poco lo smagliante sorriso del tedesco è stato sostituito da una faccia rabbuiata e spesso contrita, tanto da far temere un’altra crisi Alonso style.

Certo, la macchina non si è rivelata all’altezza, però pensiamo che a rabbuiare ulteriormente il campione tedesco, sia stata l’esplosione del fenomeno Verstappen che, con la Red Bull, l’ex macchina di Vettel, è riuscito subito ad imporsi proponendosi spesso come unico talento in pista e come avversario ostico per tutti.

Il campione tedesco, a un attenta analisi, non sembra soffirire della sindrome Alonso, anzi sembra soffrire della sindrome Verstappen, “sindrome” che ha messo in evidenza tutte le sotterranee insicurezze del tedesco che, arrivato alla Ferrari come erede di Schumacher, in questa disgraziata stagione non è riuscito nei fatti a dare un indirizzo tecnico né a far quadrato intorno alla sua persona. Per giunta la Red Bull, che pareva aver subito il colpo del suo allontanamento con un anno avaro di risultati e di vittorie, il 2015, si è prontamente ripresa lanciando nel firmamento della F1 il più talentuoso delle giovani leve e soprattuo è riuscita a dimenticarsi del fantasma Vettel. vettel-messico-2016

Il tedesco a questo punto, probabilmente, si sta interrogando se è veramente lui l’erede designato di Michael e soprattutto se è veramente quel grande campione osannato, o solo un ottimo pilota che sa eccellere solo con un mezzo veramente all’altezza.

Le esternazioni di Arrivabene, non più tardi, del Gran Premio  del Giappone, lasciano intendere che, anche la Ferrari si è accorta che il proprio pupillo forse non sta compiendo la sua “missione”, perdendosi  nel tunnel di chi deve per forza dimostrare qualcosa a qualcuno ma soprattutto a se stesso.

Vettel riprenda le fila della sua carriera, pensi a guidare e non a scontrarsi con Verstappen in pista, e cerchi di dimostrare che i suoi quattro titoli non li ha vinti solo perché guidava una Red Bull.