F1 | Dove può migliorare Lewis Hamilton

Il tre volte Campione del Mondo esce sconfitto da Abu Dhabi, cornice che lo aveva incoronato per la seconda volta due anni addietro. La condotta di gara tenuta dall’anglocaraibico negli ultimi giri ha generato molte polemiche, tra chi lo assolve e chi, invece, lo condanna.

Di Alessandro Bucci

Gran Premio di Abu Dhabi, ultimo atto del Mondiale 2016 di Formula 1: Lewis Hamilton comanda la corsa seguito dal compagno e rivale al titolo, nonché leader della classifica iridata Nico Rosberg. I pit stop sono andati tutti in cavalleria e non rimane che amministrare la corsa. Con le posizioni congelate in questo modo, Hamilton non ha speranze di diventare Campione per la quarta volta in carriera. Ed è proprio nelle tornate finali che Lewis inizia a rallentare vistosamente il gruppo, con la speranza che i sempre più vicini Sebastian Vettel e Max Verstappen possano impensierire e magari sorpassare il biondino numero 6.

Quasi a voler compattare il gruppo dietro a Safety Car, Hamilton ha optato per una strategia assai rude e ben poco nobile, rallentando forse fin troppo in alcuni settori della pista, ma tutto è stato vano. I piloti, fatta qualche eccezione, non hanno dubbi in merito: Lewis ha fatto bene, perché era l’unica arma che aveva a disposizione. In fondo questi ragazzi sono in pista per giocarsi il tutto per tutto, mica per farsi le carezze. Questo punto di vista, ovviamente, è rispettabilissimo e per certi versi non fa una piega.
Tuttavia, tanti appassionati ed addetti ai lavori hanno visto in questo comportamento di Hamilton una grande resa.
Dopo aver messo così tanto alle strette Nico, Lewis avrebbe potuto fare una “Barrichellata” nel finale cedendogli anche la vittoria. Come a dire: dai, te ne ho fatte talmente tante che questa te la meriti. Ma, a quanto pare, certi nobil gesti sono davvero tramontati. Com’è anche vero, tra l’altro, che Nico non è sempre stato tenero con il numero 44. Anzi.

Ma veniamo al punto: dove può migliorare Lewis Hamilton? Nel saper accettare le sconfitte. Certo, non vogliamo fare una colpa a “the black pearl” del muso che sfoggiò lo scorso anno a Montecarlo o di non essere sempre brillante nei confronti del compagno di squadra. Tuttavia, c’è modo e modo di comportarsi con i propri colleghi. Chi vi scrive non vuole condannare Lewis o farne un ritratto diverso dalla realtà, anche perché, se avete avuto la pazienza e la bontà di leggere alcuni miei articoli in questi anni, ho sempre cercato di valorizzare le caratteristiche del pilota di Stevenage, a differenza di chi lo addita addirittura ad un Balotelli tutto testosterone e poc’altro.

Per spiegare al meglio il mio pensiero in merito a questo punto debole di Hamilton, tiro in ballo Gian Carlo Minardi che così si espresse ai nostri microfoni in merito al rivale di Nico: “Lewis quando perde non ci sta, nello sport invece bisogna saper perdere e dalle sconfitte creare le vittorie“.

Questa sconfitta, a mio parere, può insegnare molto a Lewis Hamilton, già tre volte Campione del Mondo e vero e proprio recordman in termini di vittorie, Pole, podi e quant’altro. La consapevolezza di avere al fianco un degno iridato e non una “seconda guida” che eccelle in virtù della macchina ultra competitiva. Ad inizio carriera Lewis si dimostrò certamente molto più in grado di accettare la sconfitta, ma non dimentichiamo che accanto aveva un certo Fernando Alonso, suo punto di riferimento. Un asso che Hamilton rispettava tantissimo. L’amicizia-inimicizia che ha sempre legato Lewis e Nico, invece, ha messo in rilievo gli aspetti più “infantili” dell’ex pilota McLaren, che può ancora maturare molto sotto questi aspetti. Ricorderete, ad esempio, il berrettino lanciato da Hamilton a Nico lo scorso anno ad Austin prima di salire sul podio. Un gesto che il figlio di Keke, comprensibilmente adirato per la sconfitta, non gradì affatto e restituì al mittente il souvenir targato Pirelli. Perché è inutile girarci intorno, Lewis ha sempre considerato Rosberg meno di quello che è in termini sportivi… e forse anche umani.