F1 | GP Messico 1964: la Ferrari vince un mondiale a stelle e striscie

La Ferrari vince in Messico il mondiale piloti con John Surtees e il mondiale costruttori in una trasferta americana tutta da raccontare.

Dopo il gran rifiuto dell’anno prima, quanto in una notte Enzo Ferrari maturò la decisione di rinunciare al vantaggioso accordo con la Ford, che gli avrebbe tolto facoltà decisionali in cambio di una cifra astronomica, il 1964 si apriva con molte incognite. La Ferrari sarebe riuscita a far fronte a tuti i suo impegni sportivi, con una situazione finanziaria sempre piu precaria a causa dell’aumento esponenziale del costo delle corse?

Ma il Drake era fiducioso, sapeva che spingendo sui uoi uomini, poteva riuscire, ancora una volta, a farli esprimere al meglio e ad ottenere quei risultati che a inizio stagione si prefissava: la vittoria ia nel mondiale di Formula 1, sia nel mondiale Marche riservato alle vetture sport a ruote coperte.

john_surtees-ferrari__messico_1964I piloti schierati in Formula 1 erano Lorenzo Bandini, pupillo del direttore sportiva Dragoni e John Surtess, ex campione del mondo di motociclismo che, quando decise di passare alle auto, venne subito preso in considerazione dal commendatore che cominciò ad apprezzarne da subito lo stile in pista e la conoscenza della meccanica; inoltre, unico nel suo genere, notò come il suo caposquadra avesse la capacità di studiare gli avversari e le cartteristiche della pista, in modo da poter sfruttare ogni dettaglio a suo vantaggio.

Nel corso della stagione la squadra di F1  riuscì a battersi ad armi pari con avversari del calibro di Grahan Hill su BRM e Jim Clark su Lotus e, mentre si cominciava a fare un pensierino sul titolo piloti e costruttori, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che l’autorità sportiva internazionale non avrebbe omologato la 250 LM nella categoria Gran Turismo. Come conseguenza di questa decisione la Ferrari dovette cedere il fresco titolo conquisato nella categoria all’odiata Porsche.

Chi era a Maranello in quei giorni, poteva sentire le urla di Ferrari che, convinto di essere vittima di un ingiustizia, si scaglò conto le autorità italiane ree di non averlo difeso a livello internazionale.

Per sottolineare la propria protesta Ferrari rinunciò a correse con la sua licenza italiana e disputò le ultime gare di F1 usando la licenza americana della “NART” di Luigi Chinetti, di fatto la Ferrari americana.

Fu così che le monoposto si presentarono prima dell’appuntamento decisivo in Messico, colorate di bianco e blu.