Lo sguardo di Cesare M. Mannucci sulla F1 presente e futura

In occasione del Modena Motor Gallery, abbiamo raggiunto lo storico inviato speciale di Autosprint Cesare Maria Mannucci, impegnato nella presentazione del libro “Ducati, 90 anni di eccellenza italiana” edito da Artioli Editore e curato da Daniele Buzzonetti. Dalla chiacchierata con Mannucci sono emersi diversi spunti interessanti che spaziano dal presente al futuro della F1.

 

Di Alessandro Bucci

 

La stagione 2016 di Formula 1 ha sino ad ora regalato diversi colpi di scena, a partire dall’accendersi della rivalità tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton (duellanti per il titolo iridato con il tedesco maggiormente aggressivo nei confronti dell’anglocaraibico rispetto ai due anni precedenti e più competitivo del solito), per arrivare alla notizia del futuro numero uno della massima serie, ovvero Chase Carey di Liberty Media.

 

Verstappen-Monza-2016Tanti anche gli aspetti interessanti, come l’“esplosione” di Max Verstappen e i risultati al di sotto delle aspettative da parte della Scuderia Ferrari. Lo stradominio Mercedes annoia gli appassionati, ma potrebbe essere ridimensionato nel corso del prossimo campionato, grazie anche allo stravolgimento regolamentare previsto.

Cesare Maria Mannucci è noto per non avere troppi peli sulla lingua e, anche in questa occasione, il celebre giornalista non si è smentito. Per fortuna, aggiungiamo noi.

 

Dunque, direi di partire dallo strapotere che il team Mercedes ha dimostrato nell’epoca dell’ibrido. L’anno prossimo ci sarà uno stravolgimento regolamentare significativo. Lei pensa che la scuderia tedesca potrà mantenere in qualche modo il suo strapotere oppure ci sarà un livellamento di prestazioni tra le squadre?

Penso che Mercedes manterrà il vantaggio sul motore, dal momento che il regolamento del prossimo anno non prevede cambiamenti significativi in tal senso. La power-unit Mercedes, perché parlare solo di motori è limitativo al giorno d’oggi, ha una superiorità netta rispetto alla concorrenza. L’anno prossimo cambieranno tante cose, non ci sono più i gettoni ad esempio e, in teoria, lo sviluppo del motore libero potrebbe giocare un punto importante. Tuttavia esiste la convergenza prestazionale, la quale stabilisce che la FIA, al banco, può controllare le performance delle power-unit e, se queste sono superiori a tre decimi, potranno dare delle compensazioni. Dunque, nel giro di metà campionato del prossimo anno, tutte le power-unit saranno allo stesso livello. L’aerodinamica cambierà radicalmente, ma il team Mercedes ha dimostrato di essere all’avanguardia anche in quel campo. Sicuramente ripartendo da zero sia Red Bull che McLaren, tradizionalmente molto avanti nell’aerodinamica, hanno l’opportunità di recuperare terreno.

 

Secondo lei la Scuderia Ferrari manca di organizzazione oppure di teste?

Penso che la Ferrari manchi di teste ed anche di esperienza. Oggi il reparto corse del team F1 è diretto da un tecnico probabilmente bravo, ma che però non ha mai progettato una vettura e non ha mai diretto un reparto corse. Le strutture democratiche, dove tutti dicono la propria, in F1 non funzionano. Oggi nella massima serie i grandi tecnici hanno un grande mercato. Personalmente, l’idea che in Ferrari ci siano cento piccoli Adrian Newey pronti a raccogliere l’opportunità che gli è stata data, mi fa sorgere qualche dubbio. Ormai in F1 c’è un abisso tra Mercedes, Red Bull, Ferrari e aggiungiamo McLaren, che però sono ancora nella fase di apprendistato del motore Honda, e tutti gli altri. Avere spaccato le reni alla Force India, non credo sia un risultato accettabile.