F1 | Undercut: una scelta strategica d’attacco

Il termine è quasi misterioso ma è prepotentemente diventato di moda: l’undercut è una strategia o un taglio di capelli?

di Giulio Scaccia

Non è una sorta di neologismo, come ad esempio “pittare”. E’ un termine che è usato da parrucchieri e modaioli per definire un taglio di capelli creato per la prima volta negli anni ’20 e tornato popolare negli ultimi anni. Altro non è che la rasatura di uno dei lati della testa, lasciando poi lunghi i capelli sull’altro lato. Star come ad esempio Rhianna hanno scelto questo look eccentrico ma modaiolo e sicuramente vistoso.

Negli ultimi anni la Formula 1 ha cominciato ad usare questo termine riguardo una precisa strategia nel cambio gomme. L’undercut è una strategia aggressiva, spesso utilizzata da chi insegue (e non solo), basata su una sosta anticipata che permette di sfruttare le gomme nuove e le performance delle stesse nei primi giri quando sono ancora al top della prestazione..

Fondamentale per un buon undercut è “spremere” al massimo, prima del rientro, il treno di gomme montato e in parte usurato. In questa fase si accorcia la vita del pneumatico ma con un obiettivo, la sosta anticipata. La seconda e altrettanto importante fase, è quella del giro di lancio dopo il cambio gomme. Qui esce fuori velocità del pilota ma anche sensibilità. Le prime curve con gomme nuove sono sempre quelle più delicate ed un errore, e capita, può pregiudicare sia la strategia sia il corretto funzionamento delle coperture per il resto del tempo di durate del loro utilizzo.

schumacher_undercutIl punto debole dell’undercut è proprio qui: assumersi dei rischi con gomma non ancora calda e, successivamente, la gestione del treno, in quanto il pilota che ha effettuato il cambio gomme più tardi, si troverà con una gomma più fresca.

Negli ultimi gran premi si è parlato molto di undercut da parte di Ricciardo e della Red Bull. In particolare con la strategia da suicidio che ha portato l’australiano a perdere a Barcellona la prima posizione e finire poi quarto, per un presunto marcamento di Vettel che però era secondo. Ed anche a Baku, con una sosta molto anticipata che però non era una scelta strategica aggressiva, a cui Vettel non ha abboccato mentre il muretto Ferrari sì, ma ad un problema grosso di tenuta ed aderenza delle gomme, risolto poi con un ulteriore cambio gomme

Chi era un maestro nell’uso delle strategie legate all’anticipo (ma anche al posticipo) dei cambi gomme era Michael Schumacher. Il tedesco spesso attaccava le McLaren con un paio di giri velocissimi prima del cambio gomme, un pit stop velocissimo (allora si poteva anche giocare sul carico di carburante) e con giri in uscita con gomme fresche da record. Questo era un suo grande, anzi enorme punto di forza rispetto ai rivali.