F1 Storia: 1987, il Natale di Zermiani e Michele Alboreto

Auguri di buon Natale, ricordando Michele Alboreto a 59 anni dalla nascita.

23 dicembre 2015 – Natale è tempo di regali e questo è il ricordo di un regalo speciale, fatto da Ezio Zermiani, che ha avuto per protagonista uno dei miti della Formula 1 italiana, Michele Alboreto, di cui proprio oggi ricorre il 59. anniversario dalla nascita. Siamo nel 1987 e le cose in Ferrari per il campione milanese sono cambiate.

Il Drake ha voluto chiamare alla sua corte Gerhard Berger, al posto di Stefan Johansson, forse per ridiscutere tutto dopo un 1986 tutt’altro che esaltante o forse perché aveva voglia di dare una scossa all’ambiente. Fatto sta che la stagione del milanese è difficilissima, costellata da una serie infinita di ritiri tale da far dimenticare quella che è stata l’annata che poteva essere d’oro di appena 2 stagioni prima. Alboreto sembra l’ombra di se stesso, prima battuto sonoramente da Johansson nel 1986 e poi da Berger la stagione successiva. Ma Ferrari, di cui una caratteristica arcinota era l’enigmaticità (cosa si nascondesse dietro quelle lenti scure non lo sapremo mai, visto che proprio lui affermò che le portava per non far capire quello che stesse pensando), decide di trattenerlo ancora una stagione nonostante stesse avviando le trattative per portare a Maranello Nigel Mansell, che infatti arriverà qualche anno dopo.

Se a consolarlo Ferrari non è che ci pensi più di tanto, o comunque non lo fa capire, a pensarci è una Ferrari, l’ultima, una poderosa F40, quella che Ezio Zermiani gli fa trovare come regalo di Natale sul circuito di Fiorano. Una macchina che è l’ultima creazione vista dal Drake, il suo canto del cigno, quella che lui stesso chiama il suo ultimo “figlio”, perché questo per lui è un’automobile, questo per lui è una monoposto. Possibile? Un uomo che ama di più le sue automobili dei suoi piloti? Certo, perché i piloti passano, ma le auto, le idee, l’inventiva, quei preziosi forgiati di fibra di carbonio e metallo restano per sempre, pezzi di un mito e di una leggenda che corre per la strada e sfreccia in pista. Il credo del Drake è questo, piaccia o non piaccia. E se a farne le spese sono i piloti, peggio per loro. Morto un papa se ne fa un altro. Chiedere a Niki Lauda e Clay Regazzoni per conferma. Ma per rendere quella massa di metalli vari e fibra di carbonio una meccanica vivente, un’armonia di suoni (così disse Enzo Ferrari) c’è sempre e comunque bisogno di un pilota. E quando tra l’uomo e la macchina c’è un’unione inscindibile, il risultato è unico.

Come quando Michele Alboreto si mette al volante della F40, appunto, e varca il cancello del circuito di Fiorano per accompagnare Zermiani in un paio di giri a tavoletta. E la F40 diventa poesia in movimento, con Alboreto che si emoziona ed emoziona tutti mentre la fa danzare sui cordoli del circuito voluto dal Drake, esaltandone le caratteristiche, perché quel pezzo di lamiera è come quei serpenti velenosi che se sbagli un solo movimento ti puniscono senza pietà e il pilota si sente come un domatore di questi cobra, scattanti e velenosissimi. Alboreto esce vincitore di questa piccola grande sfida e riceve un premio tutto speciale: un viaggio verso il centro di Milano dove ad attenderlo c’è la moglie e quel figlio che non ha ancora avuto modo di vedere. E così i due, come vecchi amici, si avviano e lungo la strada fanno una sosta per il rifornimento e pagano il ticket, con il casellante che confonde la F40 con la Testarossa e viene bacchettato da Zermiani. Ma è una bacchettata natalizia, di quelle buone, di quelle che ti rimangono impresse nella mente per sempre, soprattutto dopo che hai visto qualcosa di unico. I due arrivano a Milano e incontrano tanti curiosi che osservano stupiti quel bolide rosso che attraversa le strade cittadine, con Zermiani più felice di un bambino, fiero di aver portato in giro per le strade una coppia mitica, la Ferrari e il pilota milanese, che sembra quasi imbarazzato, ma molto divertito, di fronte ai continui proseliti di Zermiani.

Ma alla fine, dopo un lungo peregrinare, arriva il premio tanto desiderato: Michele Alboreto torna da sua moglie e suo figlio, per trascorrere le festività con un calore che gli fa dimenticare l’anno buio e lo fa rigenerare in vista della stagione successiva, l’ultima con la Ferrari, quella in cui darà insieme a Berger l’addio al Drake a Monza. Una magica parentesi di normalità, sapientemente creata da un maestro come Ezio Zermiani: Michele Alboreto non è il pilota che vediamo in televisione ma è lì, a fianco di tutti e per un giorno alla maestria la Ferrari è stata l’auto del benzinaio, del casellante, della sciura Maria che passeggia per le strade di Milano per andare semplicemente a fare la spesa o a ritirare la pensione, dei bambini che giocano alla corsa con le macchine e una macchina da corsa stavolta possono vederla davvero.

Buon Natale